Appunti di viaggio #02
Milford Sound e Fiordland ce l’aspettavamo proprio come descritta da tutti gli amici che ci erano già stati:
Un luogo umido, freddo e inospitale, dove la natura tira fuori il meglio di sé, un posto simile ai fiordi norvegesi ma molto più cupo e tetro…e non siamo stati certo delusi!
Un posto dove le pareti di roccia si alzano a picco sul mare anche per 1200m e con una media di precipitazioni di 6.813 mm per 182 giorni all’anno, può essere considerato tranquillamente come il posto abitato più piovoso della Nuova Zelanda e uno dei più piovosi al mondo.
Abbandonata la sera prima Te Anau per andare a dormire in uno dei camping del DOC, la mattina dopo siamo stati accolti dalla solita ‘showerata’ di pioggia che ben presto si è trasformata in pioggia mista a neve prima di diventare una vera e propria bufera all’altezza dell’ ‘Homer Tunne che ‘buca’ letteralmente da una parte all’altra le Alpi del sud, per poi ritrasformarsi in pioggia mano a mano che ci avvicinavamo a Milford Sound e al mare di Tasman.
Questa zona estrema della Nuova Zelanda è da visitare assolutamente con questo tipo di condizioni orribile per apprezzarla al meglio.
Infatti se vista con sole, cielo blu e temperature miti perderebbe senz’altro il suo estremo fascino, le cascate d’acqua sarebbero meno potenti e numerose e soprattutto vi perdereste l’emozionante gita in barca lungo il fiordo nel mezzo di una burrasca con grandine e fulmini, il tutto come sempre alla ricerca dei pinguini, delle foche e dei leoni marini, oltre che degli splendidi delfini.
Arrivati al terminal portuale, abbiamo scelto la compagnia con la barca più piccola con partenza alle 16, ultimo tour del giorno; per l’occasione ci siamo presentati vestiti di tutto punto con giacca e copripantaloni in goretex triplo strato, scarpone da alta montagna per scoprire un’ora dopo che nulla può realmente proteggerti da due ore di ‘showers’, ’gales’ e ‘heavy rainfalls’ …forse l’unica soluzione possibile era quella di indossare un tutone cerato monopezzo da vero pescatore scandinavo (il classico petobong ), masticare un po di snuss e avere due fisherman friends in bocca.
In ogni caso siamo sopravvissuti senza vomitare, anche se qualche dubbio ce lo abbiamo avuto, soprattutto in mare aperto e abbiamo visto tutti gli animali possibili tranne che il pinguino, tutt’ora latitante nella nostra wishlist.
Se mai doveste farci una visita durante il vostro prossimo viaggio, ricordatevi di portare un cambio completo, una cerata XXL, ma soprattutto di comprare il tour dalla compagnia con la barca più piccola, divertimento assicurato 🙂
Asciugati e cambiati come tetris nel nostro fido KIWI, siamo ritornati a Te Anau per una meritata pizza cotta nel forno a legna: quando il binomio pizzaiolo italiano e forno a legna sono sempre garanzia di successo.
Ora è tempo di ritornare a Wanaka per valutare un po il meteo in montagna che continua ad essere inaffidabile in tutto, mal che vada ci faremo qualche giorno di arrampicata prima di esplorare la west coast.
Intorno al lago ci sono un sacco di falesie abbastanza conosciute, nulla di paragonabile alle possibilità offerte dalle rocce dell’Australia e degli Arapiles, tuttavia la roccia è abbastanza buona, i tiri sono ben chiodati e ci sono anche dei tiri da proteggere, unico dubbio son sempre le soste all’inglese che lasciano qualche dubbio.
In alta montagna continua a fare brutto e quindi tiriamo i remi in barca nuovamente;molti dei colleghi che incontriamo non riescono a salire per provare a fare qualcosa di serio in zona Mount Aspiring e Mount Cook, così ripiegano anche loro a scalare.
Noi oltre che a scalare tiriamo fuori la canna da pesca e le mosche e iniziamo a scoprire quello che per molti è il paradiso per la pesca a mosca, ovvero i fiumi dell’isola del sud.
Sono parecchi anni che non mi divertivo più così a pescare a mosca, anche se i risultati scarseggiano e di parecchio, forse è meglio tornare a scalare e a lottare con i moschini e le zanzare…pardon con i sand flyers!!!
I sand flyers sono dei meschini moschini, apparentemente innocui per noi che arriviamo dall’Italia, abituati alle più comuni zanzare, ignoravamo la ferocia di questi insetti, conosciuti anche come i dracula della foresta.
Nessun nome fu più perfetto e azzeccato.
I sand flyers sono estremamente attivi in tutta la west coast, sono inestirpabili e soprattutto sono così così stronzi che ti accorgi solo il giorno dopo dove ti hanno punto per via dei ponfi e dell’irritazione che non cessa mai, salvo quando ormai la pelle sanguina.
e così nei giorni successivi, nonostante precauzioni meccanico-chimiche, siamo stati praticamente mangiati vivi in ogni angolo del corpo, e ne portiamo ancora i segni visibili: Peo ha vinto il primo premio con 35 punture per caviglia, mentre Teo vince l’award per essere stato punto tra una chiappa e l’altra mentre comodamente espletava le necessità mattutine nel bosco.
Ai sandflyers, come vi dicevamo, no c’è rimedio che tenga, solo viaggiare veloci lungo questa bella e maledetta west coast dove ad ogni singolo ponte che incontrate dovrete dare la precedenza, in quanto tutti i ponti della nuova zelanda sono costruiti ad una corsia.
Per questo motivo ci concediamo una visita veloce con relativo trekking ai ghiacciai di Franz Josef e Fox Glacier, in netto ritiro come i nostri ghiacciai sulle Alpi, come appare dalle foto che possiamo osservare lungo il percorso.
Dicembre ormai è arrivato e con lui pure i nostri ultimi giorni di permanenza sull’isola del sud, a breve ci sposteremo a nord per far visita a degli amici che non vediamo da tantissimo tempo e poi cercheremo di vendere il furgone.
Ma prima di tutto questo, faremo un giro lungo il bellissimo trekking nel parco Nazionale di Abel Tasman, a detta di molti, un pezzo di Caraibi della Nuova Zelanda.
Emiliano
Fantastico leggere questi appunti di viaggio ✌️