Siamo giunti al punto più a nord del nostro viaggio…Alaska, the Last Frontier!
A darci il benvenuto un sole spettacolare e un cielo azzurrissimo come quello di casa.
Prima tappa Anchorage: dobbiamo fare il cambio dell’olio al camper (ormai superati abbondantemente i 12000km di viaggio), farci una doccia e soprattutto fare la spesona per i prossimi giorni, ormai il frigo piange e abbiamo finito tutto.
La città non è proprio in simbiosi con l’ambiente e appare subito per quello che è, il solito agglomerato urbano nordamericano, ma la cosache ci lascia spiazzati più di tutto questa volta è il numero di senzatetto presenti ai diversi semafori e nei parcheggi pubblici.
Buona parte di questi sono nativi.
Mai avremmo immaginato di trovare questa situazione in un posto fantastico come questo ma soprattutto ci siamo chiesti come possano sopravvivere in inverno dove le temperature oscillano tra i-30 e i -40.
La risposta va ricercata nel sussidio del governo e nell’uso che ne viene fatto, alcol e droga in primis.
Sbrigate tutte le cose principali, per la notte ci spostiamo verso Girwood, piccolo villaggio al fondo del fiordo di Thurnagain.
Il mattino seguente ci svegliamo con una bella sorpresa di benvenuto, fuori dalla porta di sono una cinquantina di centimetri di nevefresca…benvenuti in Alaska.
Peo prova a uscire dal camper ma non c’è speranza se non quella di iniziare a spalare per poterci muovere col mezzo.
I giorni seguenti il tempo sembra non migliorare, continua a nevicare, piovigginare, far vento, etc, e così passiamo le nostre giornate tra il camper e la biblioteca.
Sono ormai 3 mesi che lottiamo con il meteo abbastanza orribile, tuttavia sappiamo che qui in Alaska più che altrove , ci vuole molta pazienza e tempo prima di riuscire a trovare le giornate perfette.
Stufi di restare inattivi nel camper decidiamo di andare a farci un giro nonostante il brutto e ci rendiamo conto che con queste condizioni non si possono fare grandi cose ma almeno qualche ora fuori all aria aperta siamo riusciti a passarla.
A portarci energia positiva e sorrisi è giunto il nostro amico marco con il suo splendido gruppo di amici abruzzesi.
Carichi e caldi come boiler, tra tutti decidiamo di andare a fare una gita in zona tutti insieme e quasi inaspettato arriva a fine pomeriggio pure il sole…i bollettino valanghe segna ormai da svariate settimane un grado di pericolo 4 e cosi optiamo per un tour tranquillo tenendo pur sempre le antenne diritte.
Le condizioni sembravano buone ma quando iniziamo a scendere lungo il pendio, in un attimo una fessura si apre a sinistra a 5 m dal gruppo, e tempo un nanosecondo, tutto il versante opposto alla nostra direzione, collassa in una grossa valanga.
Viste le condizioni troppo delicate in questa zona, decidiamo di spostarci a sud verso Valdez.
Non potevamo fare una scelta migliore: un’alta pressione stabile permane per i giorni successivi e le condizioni si presentano ottime su tutte le esposizioni.
Scegliere cosa fare per prima è davvero difficile: ci troviamo nel bel mezzo di un parcogiochi dove ogni pendio è puro divertimento e adrenalina, il tutto senza l’uso di una motoslitta o di un eventuale elicottero.
Passiamo 6 giorni di puro godimento sfruttando le giornate fino all’ultimo raggio di sole.
Di seguito un piccolo assaggio di quello che abbiamo vissuto.
Grandi e grosse risate hanno rimbombato in tutta la valle, l’umorismo italiano ci mancava davvero tanto.
Il tempo passa veloce e con grande dispiacere i nostri nuovi amici ci lasciano e in noi rimane un bellissimo ricordo, ciao ragazzi, ci rivedremo a breve nella polvere dell’Abruzzo.
Intanto l ESTA di Peo sta per scadere e così ci rimangono ancora a disposizione due giorni prima di dover passare di nuovo il confine americano e rientrare in Canada per non essere illegali.
Decidiamo di restare in zona per partecipare, anche se a distanza, a “una serata per i nostri amici” in ricordo di Gé e Jo.
Il programma per noi però prevede la sveglia all’alba, mentre i Italia è sera: dopo circa 4 ore di pelli e 14 km di sviluppo arriviamo finalmente sul ghiacciaio, lo attraversiamo e arriviamo alla base del nostro canale.
Il silenzio che ci ha accompagnato fino a qui viene fin da subito spezzato dall’arrivo di 4 motoslitte che rumorosamente interrompono la magia di questo luogo e della pura perfezione delle sue linee.
L’occhio clinico di Teo si focalizza in breve tempo sulla linea migliore .
Iniziamo la salita nel canale e la neve pare davvero golosa ma dobbiamo affrettarci prima che arrivi il sole.
Dopo una ravanata a 5 stelle fino alle cosce raggiungiamo la cima: ognuno di noi si prende il suo tempo per godersi questo favoloso panorama, i nostri pensieri vanno a Gé e a Jo, i nostri amici a casa saranno anche loro arrivati in rifugio a quest’ora.
Peo, superemozionata, parte per prima e, visto il cui quadrato che ci siamo fatti per venire fin quassù ‘by fair means’, si gode ogni curva come fosse l’ultima.
La neve è perfetta, la pendenza pure, possiamo aprire il gas e mollare fiducia.
La sera siamo belli stanchi ma strafelici e decidiamo di festeggiare la nostra prima spina con un buon piatto di “King crabs”.
Il giorno successivo lasciamo quindi l’Alaska e rientriamo in Canada dove il visto turistico vale 6 mesi.
Il nostro piano B prevede di riprovare ad entrare negli Stati Uniti da un’altra frontiera , meno trafficata e magari più amichevole, così partiamo alla volta di Whitehorse e Haines, dove alla frontiera, un poliziotto colombiano decide, grazie ad un bel sorriso e al fatto che parliamo insieme a lui in spagnolo, di dare altri 90 gg a Peo…tra latini ci si intendè muy bien😄.
Tuttavia una volta arrivati nel paradiso delle spines, la fortuna non è dalla nostra:l’incontro e il periodo di convivenza con gli abruzzesi ci presenta il conto con una bella febbre, e così ammalati, non ci resta che passare i 10 gg chiusi tra camper e biblioteca.
La cittadina non ci aiuta il morale e così decidiamo di spostarci nelle montagne dove la solitudine e l’aria fredda ci ridanno un po’ di energia e il buon umore ritorna in fretta.
Peo che è ancora ko si gode il magnifico panorama dal suo finestrino mentre Teo riesce a fare un paio di gite in totale abbandono con sé stesso…
Le giornate passano veloci e così visto l’arrivo di una perturbazione per i prossimi 5 gg, decidiamo di iniziare a rientrare verso gli States e Las Vegas, infatti ci aspetta un lungo viaggio; con noi i ricordi di una Alaska magica ed unica.
Per il rientro decidiamo un itinerario differente dall’Alaska Highway che all’andata non siamo riusciti a fare causa neve e ghiaccio lungo la strada: optiamo per la Cassiar Highway, dove incontriamo tantissimi orsi appena usciti dal letargo, i Black bear, e proseguiamo verso Smithers e Jasper. Viste le ottime condizioni di neve, decidiamo di fermarci un paio di giorni nel Banff National Park, per fare le ultime gite in territorio canadese.
Le condizioni sono migliori rispetto ad un mese fa e così ci mettiamo in tasca ala cima del Mount Hector e del Circus Peak.
Nonostante il calendario segni Maggio 2017, le condizioni sono ancora ottime, con neve invernale in alto e partenza dalla macchina sci ai piedi.
Ora è tempo di scendere nei lower 48 e la dogana del Montana non ci fa troppe storie, così arriviamo in tempo a Bozeman per fare un saluto ai nostri amici della famiglia Danza che proprio nel giorno del nostro passaggio festeggiano la laurea di Gregory.
Il lungo inverno Nordamericano è terminato, le sacche per il viaggio sono pronte, la cordillera blanca e la magica terra latina ci sta aspettando, #vivaperu
Francesco Scopano
Grandissimi Teo&Peo!!!!!
E’ stato veramente stupendo vivere una grandissima esperienza insieme.
A presto sulle nevi Aquilane
luigi
Grandissimi ragazzi !!!! Siete fantastici !!!! Un abbraccione
Trinky
Saludos amigos gran video y gran vida
chaoooooooooooooooooooooo